6 giugno 2012

All’attivista che sulle pagine di un social network e di un sito d’informazione ha affermato che la lotta contro Elcon è un “dovere morale”

Schierarsi e spendere le proprie energie per una battaglia giusta è un atto generoso e apprezzabile. Schierarsi a prescindere non lo è. Il dovere morale impone che prima di tutto si cerchi di capire e quindi di informarsi, per poter poi agire con consapevolezza ed equità. Purtroppo in molti casi questo non sta avvenendo. Quali che siano le loro motivazioni, alcuni di coloro che hanno fin dal principio avversato il progetto Elcon lo hanno fatto senza sentire ragioni. Elcon e Bpsec si sono prestate, fin dall’inizio, a un confronto con chiunque volesse approfondire i termini del progetto, ma l’ invito è stato trascurato proprio da chi più vigorosamente ha dichiarato di avere a cuore il benessere di cittadini e territorio. A questi cittadini è stato invece propinata la falsità dell’ “inceneritore”, termine adatto giusto per sollevare allarme.
Se si hanno a cuore le sorti della comunità in cui si vive comprese le generazioni future, si è tenuti (“obbligati” se si parla di doveri morali) a riflettere su alcuni fatti. Dopo di che si potranno prendere le propeie determinazioni a ragion veduta. Tra questi fatti, verificabili, c’è che l’impianto Elcon non è un inceneritore, non brucia rifiuti e non produce ceneri, ma soprattutto che avrà un impatto assolutamente trascurabile (termine vago ma la cosa può essere valutata con cifre, stime e dati) sulla qualità dell’aria di Castellanza. C’è che i previsti 30 camion che porteranno i reflui chimici (composti all’80% di acqua) e gli agenti necessari per trasformarli, sono meno di un terzo dei mezzi che arrivavano al sito Montedison quando era in piena attività e che la società si sta adoperando (accogliendo le legittime richieste del territorio) per limitare il più possibile l’impatto di questo traffico. C’è che Castellanza non ha “pagato un alto un alto prezzo in termine di salute” per la sua industria chimica: nessuno studio epidemiologico evidenzia una maggiore incidenza di patologie legate a inquinamento nella zona. E si parla di un’industria che nei decenni passati sottostava a norme ambientali di gran lunga più lassiste di quelle attuali. C’è che il mercurio depositato nel terreno del sito è, quello sì, altamente inquinante, e ogni persona di buon senso si può rendere conto che la bonifica, in mancanza di investimenti e sviluppo, non sarà fatta. In Italia ci sono 57 siti industriali gravemente inquinanti su cui il ministero dell’Ambiente fin dal 2006  ha imposto l’obbligo di bonifica. Ma le bonifiche non sono state fatte, semplicemente perché non ci sono i fondi. C’è che lo smaltimento dei reflui industriali è necessario, almeno finché ci sono industrie che li producono: non si tratta di fatturare di più, consumare di più e costruire di più. E se non lo fanno industrie all’avanguardia e a prezzi accettabili, lo fanno le altre o lo fanno le organizzazioni criminali per le quali lo smaltimento illecito è un business da 4 miliardi l’anno (stime Legambiente). C’è, infine, un progetto di investimento e di sviluppo che porterà 50 posti di lavoro, contando solo quelli diretti, a Castellanza. Si può barattare la salute con qualche posto di lavoro? No, nessuna persona sensata proporrebbe di farlo. Sono tanti 50 posti di lavoro? No, ma sono 50 famiglie a cui bisogna prendersi la responsabilità di dire perché si sta tentando di privarle di una possibilità concreta di reddito.
La Elcon sta perseguendo il suo progetto a Castellanza per un interesse economico e industriale, ma crede che questo interesse coincida anche con quelli del territorio. Gentile signore, lei ha il dovere morale di avere delle buone ragioni per opporvisi. Se vorrà approfondire qualsiasi dei temi sopra citati siamo sempre disponibili.